Anonymous odia, la polizia non può sparare
Di Emanuele Miraglia
Anonymus Italia l'altro ieri ha annunciato con clangore di trombe la sua azione di infiltrazione nei data base e nelle mail della polizia ed ha pubblicato 3500 documenti derivanti da questa azione.
Ma cosa c'è nei file che il gruppo di hack-attivisti ha pubblicato in rete?
Moltissimi documenti sono completamente inutili (e-mail personali, modulistica interna, calendari di corsi di formazione,...) altri documenti sono invece l'ennesima conferma del sistema repressivo costruito quotidianamente dalle forze dell'ordine. Nulla che attivisti e militanti politici non sapessero già. Chiunque faccia quotidianamente attività politica sarà stato identificato almeno una volta dai finti travestimenti della DIGOS o dagli agenti in divisa di PS e Carabienieri.
Sicuramente questi dati non vanno poi a finire automaticamente nel cestino delle questure, ma il processo di schedatura è continuo e sempre aggiornato. Molto spesso tra organizzazioni politiche e DIGOS questo processo di "osservazione" si palesa anche meglio. Richieste di colloqui in questura con rappresentanti di questo o quel movimento, telefonate ai contatti presenti sui volantini per richiedere chiarimenti, discussioni ai margini delle manifestazioni per "contrattare" deviazioni a cortei et simili. Clima conosciuto ancor meglio dagli abitanti della Val Susa, sottoposti a blocchi continui lungo tutte le vie di comunicazione e identificazione e schedatura di tutti gli abitanti della valle. Non a caso alcune organizzazioni umanitarie hanno paragonato la situazione in valle a quella dei Check-Point tra territori palestinesi ed Israele.Ciò che fanno questi documenti è quindi rendere ancora più evidente questo sistema, portandolo a conoscenza anche di chi attivista non è.
Nel computo dei "controllati" non ci sono solo pericolosi terroristi, ma anche le organizzazioni più moderate vengono passate al setaccio: si va dagli anarchici "da centro sociale" fino agli istituzionalissimi simpatizzanti vendoliani. Chi mette in discussione l'ordine costituito in Italia è considerato un terrorista, ma anche chi si oppone a dittature e soprusi nel resto del mondo non merita alcun tipo di rispetto da parte delle forze dell'ordine.
Interessante da questo punto di vista un doc. su una cellula italiana del PKK (Partito Kurdo dei Lavoratori), che si batte tutti i giorni per l'indipendenza del popolo kurdo. A prescindere dalle operazioni su territorio italiano è interessante notare come anche gli scontri della milizia di indipendenza al confine tra Turchia ed Iraq vengano considerati azioni terroristiche e non esercizio interno al processo di autodeterminazione di un popolo contro l'occupazione da parte di eserciti ostili.
Ha già fatto discutere anche un manuale indicante le differenze (dal punto di vista legale) tra "agente infiltrato" ed "agente provocatore". Il primo sarebbe legalmente "coperto" ed accettato, mentre il secondo, collaborando al compimento di un reato, avrebbe azione positiva e sarebbe quindi da considerare illegale. E' evidente che tale manuale viene diffuso tra le forze dell'ordine proprio per permettere a queste di tutelarsi nella loro azione di controllo, che in sostanza non cambia. L'azione di infiltrazione è un'azione di dissuasione e repressione e come tale va vista. Le discussioni sui limiti legali sono questioni di lana caprina e non hanno valore nel computo dell'azione politica, semmai possono giocare un ruolo nelle aule giudiziare (ma non è questo il nostro focus di analisi).
Nulla è trapelato invece riguardo al dislocamento degli infiltrati, cosa che sarebbe stata indubbiamente più utile dal punto di vista dell'azione e dell'organizzazione politica. Molti altri doc. riguardano la politica all'interno e tra i sindacati di polizia, ma in gran parte sono informazioni pubbliche che si possono reperire anche per altri canali.
Ultimo passagio rispetto ai doc. di carattere più specificamente repressivo e di controllo, prima di affrontare limiti e utilità di questo gesto. Materiale interessante si trova rispetto al controllo del movimento NO-TAV (molto) e rispetto alle organizzazioni antagoniste (soprattutto di area torinese), nonchè materiale riguardante il controllo dei migranti ed i percorsi di espulsione dal territorio italiano. Particolarmente gustoso anche il documento precedente la manifestazione del 15 Ottobre 2011, che ha visto una violenza inaudita da parte della polizia e diversi scontri diffusi nel centro di Roma. Il documento è una schedatura accurata dei gruppi e dei mezzi che raggiungeranno poi la capitale per la manifestazione. Dopo averlo letto questo file è d'obbligo chiederesi come mai le cariche sono avvenute poi su tutti i manifestanti e non sui "facinorosi" se il controllo preventivo era così accurato.
A prescindere dal contenuto dei file rubati alcuni ragionamenti vanno fatti sul senso dell'azione.
Il primo è: se un gruppo di pischelli senza risorse riesce a bucare così le difese della polizia, cosa potrebbe fare un'organizzazione più articolata, magari di tipo mafioso? Ammettendo che ce ne sia la volontà politica, possiamo lasciare in mano alle istituzioni politiche, giudiziarie o militari il ruolo di contrasto al sistema mafioso?
Secondo: nella rivendicazione dell'attacco il gruppo di anonymus fa delle richeste tanto ingenue quanto moderate, tipo quella del numero identificativo per le FF.OO. durante le manifestazioni. Anche là dove questi dispositivi esistono la violenza, spesso gratuita, ma comunque esagerata, della polizia non viene arrestata (vedi le recenti manifestazioni in Spagna). Non c'è nelle rivendicazioni del gruppo un modello alternativo di società, ma solo la rischiesta di alcune toppe per arginare le storture più aberranti di questo sistema.
Terzo: qualunque azione informatica, per quanto riuscita, non può apportare cambiamenti sociali evidenti. Grazie ad un'azione informatica si possono acquisire dati, si può fare azione di comunicazione e/o controinformazione, ma LA REALTA' SI CAMBIA NELLA REALTA' e nessuna azione mediata da un sistema informatico potrà sostituire l'organizzazione e l'azione concreta delle persone in carne ed ossa.