Gionata Mirai
"Allusioni" in concerto
Di Benito Carrozza
Eravamo in sei, probabilmente persi in un bicchere di troppo e sicuramente alla mercè del freddo e del gelo, quando un losco e oscuro figuro con i baffi e una custodia per chitarra entra solitario nell’ Istanbulcafè, Live Club in quel di Squinzano. Il tizio in questione è un certo Gionata Mirai, chitarrista de Il Teatro degli Orrori (con i quali è in uscita col nuovo disco “Il Mondo Nuovo” il 31/01/2012 ndr) e leader dei Super Elastic Bubble Plastic, in tour promozionale per l’uscita del suo primo album solista “Allusioni” (Niegazowana Records/La Tempesta Dischi).
Iniziamo con il dire che il progetto è quantomeno coraggioso: parliamo di un album mono-traccia della durata di poco più di 24 minuti suddiviso in cinque movimenti musicali, completamente acustico e performato esclusivamente in stile Fingerpicking con una chitarra a 12 corde. Messa così potrebbe suonare come qualcosa di estremamente pesante da sopportare soprattutto in un live ma il chitarrista mantovano una volta salito sul palco ipnotizza i presenti, riesce persino a tenere la scena seduto su un semplice sgabello, sembra che a supportarlo ci siano altre chitarre, forse anche un basso e nelle mie orecchie risuonava distinto persino un clavicembalo… Invece c’era solo lui con la sua chitarra, magnetico nei suoi cambi di registro repentini e nelle sinfonie oniriche che riecheggiavano nelle volte a stella del locale, anche se purtroppo c’è da registrare qualche piccolo problema di amplificazione che comunque non ha minato lo scorrere fluido dell’opera né tantomeno ha interrotto l’incalzante ritmo delle sue pizzicate sulle 12 corde.
Concludere un concerto del genere senza annotare particolari “spazientimenti” da parte del pubblico può sembrare di per sé un successo, ma non pago di questo l’artista ci ha regalato ulteriori 15 minuti di “inediti”, dai ritmi più diretti e meno strutturati ma che rimandano sempre ad atmosfere che si intersecano tra l’ immaginazione e la realtà.
A fine serata il chitarrista si è intrattenuto con il pubblico dispensando alcol, parole, foto e dischi (il suo ovviamente) con grande disponibilità e umiltà, elementi sempre molto apprezzati in artisti così affermati che spesse volte non si riscontrano neanche in tristi musicanti di qualche cover band locale.
Il modo migliore di chiudere la recensione di questo concerto è lasciarvi alla lettura dell’ incipit scritto da Gionata Mirai sulla copertina del disco ed alla sintesi del Quarto Movimento di “Allusioni”: “Credo che entro un margine di tempo relativamente breve ci troveremo a dover fronteggiare un momento in cui sarà necessario e obbligatorio compiere una scelta che avrà a che fare con i reali motivi per cui ci troviamo al punto in cui ci troviamo e con le conseguenze delle strade che intraprenderemo. Anche l'immobilità sarà scegliere, come pure il silenzio. E puoi anche distrarti o chiudere gli occhi, che il gioco si compie comunque. Forse vale la pena esserci, anche solo per vedere come va a finire.”