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Miranda July, it chooses you

Di Valeria Nicoletti

Mercoledì 16 novembre, al Symphony Space, teatro dell’elegante Upper West Side, una platea di newyorchesi, ma non solo, aspetta l’entrata in scena di Miranda July.

Dopo un’esilarante presentazione dello spettacolo, si spengono le luci e lei entra. Calze verdi, colori pastello, riccioli rossi spettinati e sguardo timido e intenso. Per il ciclo “Selected Stories”, il teatro ha scelto il suo ultimo libro “It chooses you”, pubblicato da McSweeney’s, casa editrice di San Francisco – la stessa della rivista The Believer, tra i più interessanti titoli in edicola- raccolta di interviste faccia a faccia con sconosciuti della East Coast, incontrati per caso tra le righe degli annunci di un comune giornaletto gratuito.

Il libro “It chooses you” nasce dalla voglia di riavvicinarsi alla mortalità, alla normalità delle vite che si srotolano dietro quegli usci banali con cui nell’immaginario comune siamo soliti figurarci quella grande America fatta di praterie, autostrade e spazi immensi.

Scrivendo la sua ultima pellicola, “The Future”, uscita da poco nelle sale americane, Miranda July aveva quasi abbandonato l’orizzonte terreno. Due trentenni, che adottano un gatto randagio, lasciano il lavoro e mettono in discussione la loro stessa vita alternando lo scorrere del tempo. Distrazione, pigrizia, l’abitudine al procrastinare. Su tutto, le musiche di Jon Brion, quello del film di Gondry, per una sceneggiatura nebulosa, rarefatta. Forse troppo.

Non è un caso che l’ispirazione non sempre raggiungesse livelli così alti per permettere una continuità di scrittura.

Tra una pausa e un lunch break. È lì che si è insinuato il Penny Saver.
Il Penny Saver è un periodico gratuito, recapitato nelle cassette della posta di tutto il Nord America, solitamente ogni settimana oppure ogni mese. Come anticipa il nome stesso, è pieno di annunci per fare dubbi ma ottimi affari, aggeggi usati svenduti a poco prezzo, curiosità dimenticate in un cassetto pronte a tornare a nuova vita.

Allora, tra una scena e l’altra della sua screenplay, le pause cominciavano ad allungarsi sempre più, scandite dagli annunci del Penny Saver.

Per ripiombare nella normalità, nella speranza di imbattersi in storie leggere e ben più ordinarie, Miranda s’immerge nella lettura compulsiva del Penny Saver. Ansiosa di leggere di vite reali, comuni, di un quotidiano e silenzioso svolgersi di esistenze. Questa diventa l’attività che dà senso alle sue giornate. “Il Penny Saver era diventato autonomo”, confessa. Come se avesse una vita propria, la intimoriva, puntualmente lo ritrovava accanto alla sedia, sul tavolo, insieme alla sceneggiatura ancora in corso d’opera.

E ci ritrovava parole che andavano contro ogni sua aspettativa. Come se Miranda fosse, per natura, incline a imbattersi nelle stranezze. Come se la normalità, in fondo, non esistesse.

Catapultata nel mondo reale, di chi non usa il computer. “Altrimenti avrebbe messo l’annuncio su craigslist”, dice alla platea. Di chi cerca un acquirente per cartoline d’auguri di Natale già usate. O per una raccolta di ritagli e foto appesi nelle stanze del fratello.

Lo stesso Penny Saver era recapitato per posta a tutti gli abitanti di Los Angeles. Perché Miranda era stata la sola ad essere attratta da tutta questa vita incasellata in un centinaio di caratteri? Ormai quegli annunci l’avevano scelta. Era rimasta incollata alle offerte più strampalate. C’era davvero qualcuno in California che aspettava di essere chiamato per vendere un album di foto di sconosciuti? Sì, a quanto pare. Allora quel telefono doveva squillare. E all’altro capo della cornetta doveva esserci lei. Per raccogliere quella storia, per conoscerne il perché.

“The Future” sembrava appartenere sempre più al passato. Il presente adesso era entrare a far parte di quel mondo, ritrovare storie di uomini e donne comuni, intervistarli, chiedere quando è stata l’ultima volta che sono stati davvero felici nella loro vita e com’è la loro giornata. Se usano il computer, se ne sentono la mancanza e cosa farebbero se ne avessero uno nella loro camera da letto. Cercare di afferrare qualcosa che è vicina ma invisibile. Come i pensieri della donna che è in fila prima di te alla cassa, del ragazzo che ti siede accanto in metropolitana. Questa la causa, questo il fine della battaglia a cui si vota Miranda. Come in una ricerca, “a quest”. Per riguadagnare quell’empatia con gli umani che si sbriciola nel lavorio dell’esistenza, nel quotidiano tirare avanti.

Miranda abbandona la screenplay, si infila nella macchina con in mano una copia del Penny Saver - e con accanto la fotografa Brigitte Sire, autrice degli scatti presenti nel libro - e va a bussare a casa di sconosciuti. Per tredici volte. Incontra Domingo, Dina, Joe, “creepy people”, in cui si riconosce. Discende nel mondo, si guadagna un affaccio sulle vite degli altri per scoprire come la gente se la cava, come riesce a trovare il suo posto dentro il corpo che si ritrova, quella gente che per caso non avrebbe mai incontrato, persone di cui non avrebbe mai saputo il nome.

E mentre Miranda incontra i venditori del Penny Saver, dall’altra parte della sua testa “The Future” prende forma, un nome, diventa un copione in cerca di un finanziatore che voglia fare sua la causa di una film-maker indipendente. Miranda si sposa, continua a misurare la sua vita e quella delle persone che la circondano in anni, giorni, secondi. In figli. Magari farne uno allungherebbe la vita, soprattutto adesso che sposandosi, ha promesso ad un uomo di aspettare la morte insieme. Si è promessa alla morte davanti a tutti.

Tra una storia e l’altra, tra una vita e l’altra, tra un atto e l’altro – nella pausa è servito per l’occasione il “Penny Saver Cocktail” – Miranda racconta anche la sua di esistenza, quella che s’intreccia ai costanti processi creativi di casa a Los Angeles e quella che va in autostrada alla ricerca disperata di alterità, di quotidianità lontane, di ombre dietro le finestre. E a volte può capitare che queste due vite s’incrocino e che una di queste identità invisibili finisca dentro una pellicola. È quello che è successo a Joe, arzillo vecchietto finito nelle scene del film della July, nella parte di sé stesso.

Se “The Future” è un’ascesa, “It chooses you” ritorna verso il basso, per bussare alla porta di esistenze normali. Per scoprire, alla fine, che queste non esistono.

“It chooses you”, in virtù di una multiforme opera d’adattamento, diventa non solo spettacolo teatrale, ma anche un negozio. Miranda ha infatti aperto uno store a Soho, un punto vendita temporaneo dove trovare tutti gli articoli comprati da lei su Craiglist, tra cui colori ad olio rubati, bambole giapponesi, quadretti ricamati, una videocassetta con la storia di Los Angeles e non solo. Tutti rivenduti allo stesso prezzo, accompagnati dall’intervista al venditore. Subito esauriti.

Performer, video-maker, regista, scrittrice, Miranda July vive a Los Angeles. È suo il film “Me and you and everyone we know”, opera prima con cui ha vinto il premio Caméra d’Or al Festival di Cannes nel 2005, e la splendida raccolta di storie “No one belongs here more than you”. Il suo ultimo film, “The Future”, nonostante il Penny Saver, è uscito quest’estate negli Stati Uniti.

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